L’arte orafa al centro del Made in Italy … in Italia e con profonde radici locali e elevate specializzazioni regionali, abbiamo incontrato Vincenzo Caruso gioielliere, alla quarta generazione dell’attività orafa di famiglia. Il Denaro.it

L’arte orafa è da sempre tra i settori che maggiormente identifica il Made in Italy, rappresentando plasticamente l’inconfondibile Italian Style.
Insieme alla moda e alla nautica, l’oreficeria è stata di recente oggetto di uno studio realizzato dall’Istituto Tagliacarne e commissionato da Unionfiliere, l’associazione delle Camere di Commercio che si occupa di valorizzazione delle filiere del Made in Italy.
L’arte Orafa Campana al centro del Made in Italy
Intervista Vincenzo Caruso | Martedì, 06 Ottobre 2015, Youth Opinion di Ettore Nardi – Pubblicato in News | Il Denaro.it – arte orafa made in italy

Tradizione, competenza, creatività, amore per il bello: la Gioielleria Caruso ha tutte le carte in regola per essere il riferimento ideale di tutti quegli appassionati che oltre all’investimento riconoscono nel gioiello una forma d’arte.
Tutti valori e ideali condivisi anche dai due figli di Cosimo, Vincenzo e Melania, che si impegnano costantemente e con dedizione a coltivare la passione del padre, non solo facendo tesoro della sua esperienza ma anche ampliando le proprie conoscenze individuali ed approfondendo gli studi nell’ambito della gioielleria artigianale e della gemmologia.
La coesistenza tra la tradizione orafa napoletana e l’innovazione di qualità, tra passato e presente, viene garantita dalla Gioielleria Caruso attraverso le proposte di nuove idee, nuove creazioni e nuovi modi di concepire il gioiello.
Vincenzo Caruso, trentenne partenopeo, alla quarta generazione dell’attività orafa di famiglia, la Gioielleria Caruso, che da circa 50 anni opera all’interno dello storico Borgo Orefici, piccolo insediamento del centro storico di Napoli, sede delle botteghe dell’oro sin dal Medioevo dove venne riconosciuto ufficialmente da Giovanna D’Angiò.
Dall’analisi è emerso che sono oltre 340 mila le imprese operanti nei tre settori precedentemente detti (pari a circa il 5,5% del totale nazionale) ed il fatturato è prossimo a 200 miliardi di euro. La sola filiera orafa, il cui fatturato supera i 15 miliardi di euro, vanta circa 87 mila operatori del settore, che, in termini di incidenza degli addetti sul totale, è pari allo 0,5% degli occupati su base nazionale.
Perfetta fusione tra passato e presente, tecnologia e tradizione, l’arte orafa italiana, anche in questi anni di crisi, ha sapientemente continuato a esportare in giro per il mondo l’inconfondibile stile del nostro Belpaese, sintetizzando l’amore per il bello con la passione per l’artigiano. Ciononostante, anche nel comparto degli oggetti preziosi non mancano le difficoltà dovute soprattutto all’abbattimento dei consumi, alle tariffe doganali troppo alte e poco competitive con quelle dei paesi competitor, alla eccessiva frammentazione del tessuto imprenditoriale di settore. Le ricette presentate per far fronte alla crisi pur essendo molteplici fanno leva su alcune parole chiave.
Internazionalizzazione, soprattutto orientata a nuovi mercati, da quelli asiatici ai paesi del mediterraneo. Potenziamento degli strumenti di differenziazione dei prodotti, con politiche mirate a incrementare le componenti di innovazione, comunicazione e riaffermazione del marchio. Capacità delle tante piccole e piccolissime realtà imprenditoriali del settore di saper fare rete, al fine di intercettare i consumatori esteri, difficilmente raggiungibili dal piccolo artigiano. In questo contesto hanno un ruolo fondamentale i tanti giovani che costantemente si affacciano a questo settore per continuare l’attività familiare o perché spinti dalla passione per l’arte orafa.
Per illustrarci gioie e dolori di questa professione, ancora oggi molto diffusa in Italia e con profonde radici locali e elevate specializzazioni regionali, abbiamo incontrato Vincenzo Caruso, trentenne partenopeo, alla quarta generazione dell’attività orafa di famiglia, la Gioielleria Caruso, che da circa 50 anni opera all’interno dello storico Borgo Orefici, piccolo insediamento del centro storico di Napoli, sede delle botteghe dell’oro sin dal Medioevo dove venne riconosciuto ufficialmente da Giovanna D’Angiò.

1) Vincenzo, iniziamo subito col chiederti: cosa significa per te essere un giovane imprenditore oggi?
Per me è un impegno costante. E’ prendersi cura della propria azienda cercando di consolidare ogni giorno, produttività e immagine mettendo in pratica i buoni insegnamenti ricevuti. E’ guardare verso orizzonti lontani lasciandosi ispirare da nuove idee, al fine di offrire al consumatore un prodotto di eccellente qualità.
2) Ci spieghi come è avvenuto il passaggio generazionale all’interno della gioielleria di famiglia, che ricordiamo essere alla quarta generazione?
Non è stato semplice assumere cariche manageriali, soprattutto quando il lavoro ed i frutti di coloro che ci hanno preceduto sono stati garanti di un’azienda sana, la cui immagine è tutt’oggi, dopo 50 anni, sinonimo di gusto e qualità. E’ logico, quindi, che il cambio generazionale all’interno dell’azienda di famiglia sia avvenuto dopo anni di affiancamento dove la dedizione e la pazienza sono state l’arma vincente per rivestire un ruolo di maggiore responsabilità.
3) Come si coniugano nella tua azienda tradizione e innovazione?
Certamente le tradizioni non vanno né dimenticate né trascurate. La gentilezza, il savoir faire e la disponibilità nei confronti del cliente sono da sempre una costante da seguire. Di certo al giorno d’oggi, non bisogna trascurare tutte le possibilità commerciali offerte dal mercato, tra cui l’utilizzo di strumenti tecnologici, pc, tablet e smartphone, e la possibilità di utilizzare sistemi di comunicazione differenti grazie ad internet e ai social network. Occorre, insomma, essere al passo con i tempi ed essere presenti sul mercato utilizzando tutti i nuovi mezzi di comunicazione possibili, senza però mai dimenticare di coniugare la tradizione con l’innovazione.
4) A tuo avviso l’alta specializzazione e la componente tecnologica possono essere utili anche in un’attività di artigianato come la tua?
Nell’ultimo decennio, l’attività artigianale orafa ha di certo subito notevoli trasformazioni. Le componenti tecnologiche, così come la possibilità di utilizzare apparecchi specifici altamente sofisticati, hanno consentito agli esperti del settore di migliorare i propri manufatti. La realizzazione di un oggetto prezioso consta di numerose fasi, che vanno dalla progettazione alla realizzazione. Ad oggi, rispetto al passato, tutte le fasi dell’intero processo prevedono l’utilizzo di sistemi tecnologici all’avanguardia, al fine di garantire al consumatore finale un prodotto di qualità superiore e dalle linee estetiche sempre più nitide e precise.
5) In qualità anche di membro del gruppo giovani di Confcommercio Napoli, presieduto da Senofonte Demitry, quali consigli daresti ad un tuo coetaneo che si affaccia al mondo del commercio e più in generale dell’imprenditoria?
La passione è di certo l’anima del commercio. Nonostante la crisi economica che in questo decennio ha coinvolto il mondo dell’imprenditoria in ogni settore, consiglio a chiunque voglia intraprendere un’attività commerciale di non mollare, di resistere, di perseverare nelle proprie scelte e di inseguire i propri sogni. Il tempo e la pazienza daranno giustizia al lavoro intrapreso con serietà e costanza.
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