Il borgo Orefici  – Borgo degli Orefici è uno squisito borgo napoletano ricco di Storia, Arte e Fascino.

Gioielleria Caruso | Borgo Orefici (NA)

Il Borgo

Il Borgo Orefici si estende, stretto, tra l’ampia strada conosciuta come Corso Umberto e via Marina a Napoli, in una zona da sempre destinata ad attività commerciali per la vicinanza del mare. Proprio in questo Borgo gli orafi napoletani si radunarono con le botteghe quando nel Medioevo ottennero il riconoscimento ufficiale da Giovanna D’Angiò e nacque la loro corporazione. I primi maestri orafi furono francesi al seguito della corte angioina, ma ben presto gli artigiani locali seppero affrancarsi e soppiantare del tutto gli stranieri, sfruttando la tipica caparbietà, l’inventiva e la fantasia che da sempre hanno caratterizzato i napoletani. Successivamente, nel XVII secolo, il viceré Marchese del Caprio stabilì che solo in quella zona si potesse esercitare l’arte degli argentieri e degli orefici. È qui che sono stati fusi, battuti, realizzati gioielli particolari, argenti lavorati, e arredi sacri come le celebri e preziose statue del tesoro di San Gennaro. Oggi il Borgo Orefici consolida la storia con la creazione di un consorzio a cui hanno aderito moltissimi operatori le cui aziende spesso si tramandano da intere generazioni. Nelle loro vetrine si trovano oltre ai prodotti della tradizione orafa napoletana anche prestigiosi marchi di rilievo internazionale.

Gioielleria Caruso | Borgo Orefici (NA)

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Crocifisso ligneo

Periodo: XI secolo

Descrizione: Il Crocifisso ligneo, è il simbolo di Piazza Orefici, fu realizzato per volere dalla famiglia Di Roberto nel XVIII, a seguito di un’epidemia di peste. La particolarità di questo manufatto ligneo è la possibilità per lo spettatore di trovarsi di fronte alla sacra effige da entrambe i lati della croce. Il Crocifisso, posto sotto una copertura in rame battuto, è sostenuto da un basamento in calcestruzzo armato dove sono rappresentati i simboli della passione di Cristo.

La leggenda vuole che un commerciante di pietre preziose, un certo Francesco di Roberto avesse un fratello che soffriva di violentissimi attacchi d’asma.

In una giornata afosa del 1839, i due andarono a fare una passeggiata tra le campagne di Afragola in cerca di frescura. A un certo punto la loro carrozza si fermò davanti ad un Crocifisso posto in un viottolo solitario. Da quel momento Salvatore il fratello ammalato si sentì improvvisamente meglio, gli attacchi d’asma terminarono. I due fratelli vollero che la preziosa effige fosse portata all’interno del Borgo Orefici e posta nella piazza centrale.

Il Quartiere Pendino

Il Quartiere Pendino è il luogo in cui circa settecento anni fa si stabilirono gli orefici napoletani insediando le loro botteghe artigiane. Il Borgo egli Orefici fa parte del quartiere Mercato-Pendino ed occupa un’area compresa tra il mare ed il percorso meridionale delle mura greco-romane. La denominazione Pendino deriva dal latino “pendere”. Più precisamente i pendini erano le strade in discesa che conducevano dalla collina al mare. Nella zona, da sempre utilizzata per attività commerciali, dal Medioevo in poi l’arte orafa si ritagliò un suo spazio, tanto che alla metà del 14° secolo nacque la Corporazione degli Orafi cui Giovanna I d’Angiò diede il suo riconoscimento ufficiale. I primi maestri orafi furono quasi tutti francesi venuti al seguito degli Angioini, ma ben presto ad essi si affiancarono artigiani locali che nel giro di poco tempo soppiantarono del tutto la matrice d’Oltralpe, dando vita ad una scuola napoletana conosciuta in tutta Europa fino alla caduta del Regno di Napoli. Alla fine del 17° secolo il vicerè Marchese del Carpio assegnò alla corporazione l’area che ancora oggi è chiamata “degli Orefici” stabilendo che solo al suo interno si potesse esercitare il mestiere di orafo.

L’arte orafa

La “Nobile Arte degli orefici” fu una delle prime corporazioni a costituirsi a Napoli. Alcuni storici ritengono che gli orefici napoletani debbano avere ricevuto un proprio statuto da Carlo II d’Angiò. Una funzione della Corporazione degli orefici napoletani fu quella della previdenza, che, configuratasi inizialmente come un tipo di beneficenza a discrezione, passò ad assumere, nel XVI secolo, la consistenza di una vera organizzazione assistenziale. Nel 1559 un congresso di maestri decise di erigere il Monte di Gesù, istituzione che doveva provvedere agli artigiani poveri e bisognosi, mentre le figliole vergini e orfane di padre, dovevano essere chiuse nel Conservatoria delle Vergini di S. Eligio, o in altro conservatorio che la stessa corporazione degli orefici avrebbe eretto, in un prossimo futuro. Il re Carlo di Borbone attuò delle importanti riforme per favorire la ripresa del settore, che appariva in declino,incoraggiando lo sviluppo delle manifatture e dando un notevole impulso alle cosiddette arti minori. La ripresa del settore fu però interrotta dal terremoto che colpì nel 1783 la Calabria Ultra, inducendo Ferdinando IV a confiscare tutti gli argenti dei religiosi. Nel Regno di Napoli, nel 1750, si assiste all’affermazione dell’argento lavorato. I principali fattori che determinano questo sviluppo sono l’influsso del costume spagnolesco, e la nuova classe borghese, orientata verso l’argento per la qualità stessa del prezioso metallo, adattabile ad ogni moda e, in caso di necessità, rapidamente trasformabile in danaro.

Piazza Orefici

Il Borgo Orefici è costituito da strade molto strette e caratterizzate da costruzioni irregolari. L’unico slargo del quartiere è rappresentato da Piazza Orefici. In questa piazzetta, fin dai tempi della regina Giovanna I, si radunavano gli orafi che qui avevano collocato le proprie botteghe artigiane. Nel mezzo della piazza sedeva “l’udienza”, una specie di consiglio dove i quattro Consoli della Corporazione degli Orefici sorvegliavano il lavoro. Il simbolo della piazzetta è Il Cristo di Piazza Orefici. Il crocifisso è dipinto in maniera tale che lo spettatore possa trovarsi di fronte alla sacra effige da entrambe i lati della croce. Un altro piazzale da annoverare tra i monumenti caratteristici del Borgo ? rappresentato da Piazza Carlo Troya, che ospita l’antica Fontana del Pesce.

Gioielleria Caruso | Borgo Orefici (NA)
Gioielleria Caruso | Borgo Orefici (NA)

L’ambito territoriale

L’ambito territoriale consiste in parte del Centro Storico della città di Napoli, denominato Antico Borgo Orefici.

Il Borgo degli Orefici fa parte del quartiere Mercato-Pendino ed occupa un’area compresa tra il mare ed il percorso meridionale delle mura greco-romane.

Nella zona, da sempre utilizzata per attività commerciali, dal Medioevo in poi l’arte orafa si ritagliò un suo spazio, tanto che alla metà del 14° secolo nacque la Corporazione degli Orafi cui Giovanna I d’Angiò diede il suo riconoscimento ufficiale.

I primi maestri orafi furono quasi tutti francesi venuti al seguito degli Angioini, ma ben presto ad essi si affiancarono artigiani locali che nel giro di poco tempo soppiantarono del tutto la matrice d’Oltralpe, dando vita ad una scuola napoletana conosciuta in tutta Europa fino alla caduta del Regno di Napoli.

Alla fine del 17° secolo il vicerè Gaspar Méndez de Haro el Marchese del Carpio assegnò alla corporazione l’area che ancora oggi è chiamata “degli Orefici” stabilendo che solo al suo interno si potesse esercitare il mestiere di orafo.

Dal punto di vista urbanistico non c’è stato nel corso dei secoli uno sviluppo preciso e studiato, ma tutto è stato lasciato al caso facendo sì che il Borgo assumesse quel caratteristico disordine urbanistico che ancora oggi lo contraddistingue.

Disordine urbanistico e sovraffollamento demografico non furono perciò cause secondarie nel veloce diffondersi dell’epidemia di colera che scoppiò a Napoli nel 1884 facendo circa 7.000 vittime.

E fu così che l’anno dopo fu approvata la legge del Risanamento con cui si avviò la completa ristrutturazione dei quartieri bassi di Napoli tra cui quello in cui sorge il Borgo.

L’area fu in parte rasa al suolo per far spazio all’apertura di Corso Umberto e le ruspe non ebbero rispetto nemmeno per gli edifici di rilevanza storico-culturale: ecco, allora, che scomparvero chiese come quella di Santa Maria dell’Ovo, Santa Maria dei Muschini, Sant’Agata e Santa Maria delle Grazie dei Pescivendoli di fronte alla quale sorgeva la fontana della Pietra del Pesce, solo di recente ristrutturata.

Tuttavia, numerosi elementi stilistici ed architettonici risalenti al pre-Risanamento sono visibili nella zona e costituiscono “reperti” di grande valore ed interesse storico-artistico.

Il Risanamento non eliminò, però, tutti i problemi, tant’è che il degrado urbanistico continuò, per poi peggiorare coi bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e successivamente, nel 1980, con il terremoto.